Note di regia
Commenti e annotazioni del regista Federico Micali sulla produzione del corto “Mi piace Spiderman… e allora?”.
Una nuova prospettiva
Gli occhi dei bambini e delle bambine diventano spesso la lente con cui un padre inizia a riscoprire il mondo che lo circonda. E così anche io, attraverso le domande e le osservazioni delle mie due figlie, mi sono scoperto a interrogarmi su un mondo fatto a compartimenti stagni, in cui le bambine sono subissate fin da piccole da Cenerentole (con Principi Azzurri annessi) o dalle forme anoressiche delle bambole, dall’onnipresente colore rosa e dalle immancabili coroncine da principessa.
Mi sono imbattuto quasi per caso nel libro di Giorgia (me lo ha portato trionfante mia figlia piccola, che aveva ritrovato nella storia di Cloe sé stessa e il suo zaino di Spiderman) e ci ho ritrovato la sceneggiatura del mio quotidiano, dove le domande delle bambine mettono a nudo una serie di stereotipi di genere non più tollerabili…
Mi sono trovato quindi a pensare che sarebbe stato bello, e anche efficace, traslare in immagini questo mondo, proprio attraverso il racconto di Cloe, ma non avrei ma immaginato che sarebbe iniziato un viaggio che ci ha portato a parlare di stereotipi di genere dal Giappone all’Ungheria, fino all’Arabia Saudita. Per arrivare adesso migliore distribuzione possibile: quella rivolta al mondo della scuola e dell’educazione, per fare in modo che questo lavoro possa diventare uno strumento utile allo svelamento di tutti quegli stereotipi che sono un paraocchi ad un senso più ampio di libertà.
In questo viaggio abbiamo fatto nostra una frase di Angela Davis che compare anche nella maglietta di Cloe:
I am no longer accepting the things I cannot change. I am changing the things I cannot accept. Non voglio più accettare le cose che non posso cambiare: voglio poter cambiare ciò che non accetto.
Federico Micali
Scopri di più sul cortometraggio
Guarda il corto in versione integrale
Dai uno sguardo dietro le quinte
Ascolta il punto di vista delle calciatrici
Note di regia
Commenti e annotazioni del regista Federico Micali sulla produzione del corto “Mi piace Spiderman… e allora?”.
Gli occhi dei bambini e delle bambine diventano spesso la lente con cui un padre inizia a riscoprire il mondo che lo circonda. E così anche io, attraverso le domande e le osservazioni delle mie due figlie, mi sono scoperto a interrogarmi su un mondo fatto a compartimenti stagni, in cui le bambine sono subissate fin da piccole da Cenerentole (con Principi Azzurri annessi) o dalle forme anoressiche delle bambole, dall’onnipresente colore osa e dalle immancabili coroncine da principessa.
Mi sono imbattuto quasi per caso nel libro di Giorgia (me lo ha portato trionfante mia figlia piccola, che aveva ritrovato nella storia di Cloe sé stessa e il suo zaino di Spiderman) e ci ho ritrovato la sceneggiatura del mio quotidiano, dove le domande delle bambine mettono a nudo una serie di stereotipi di genere non più tollerabili…
Mi sono trovato quindi a pensare che sarebbe stato bello, e anche efficace, traslare in immagini questo mondo, proprio attraverso il racconto di Cloe, ma non avrei ma immaginato che sarebbe iniziato un viaggio che ci ha portato a parlare di stereotipi di genere dal Giappone all’Ungheria, fino all’Arabia Saudita, per arrivare ad immaginare la migliore distribuzione che un regista possa immaginare: quella rivolta al mondo della scuola e dell’educazione, per fare in modo che il proprio lavora possa diventare uno strumento utile allo svelamento di tutti quegli stereotipi che sono un paraocchi ad un senso più ampio di libertà.
In questo viaggio abbiamo fatto nostra una frase di Angela Davis che compare anche nella maglietta di Cloe:
I am no longer accepting the things I cannot change. I am changing the things I cannot accept. Non voglio più accettare le cose che non posso cambiare: voglio poter cambiare ciò che non accetto.
Federico Micali
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Dai uno sguardo inedito sul dietro le quinte del corto
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